Quando si attraversa un periodo di difficoltà, quando le difficoltà si concretizzano in crisi e quando le crisi sono aggravate da eventi imprevisti e dirompenti, è del tutto naturale rimettere in discussione fasi che dimostrano debolezze già prima del tracollo.

La crisi climatica prima e la pandemia dopo, hanno rimesso in evidenza con più urgenza la necessità di puntare alla sostenibilità, un concetto molto ampio che può essere declinato su più piani e che per un’azienda può significare ridisegnare politiche, progetti e processi.

L’azienda si definisce sostenibile nel momento in cui attua scelte importanti dal punto di vista economico, sociale e ambientale, come si è già analizzato affrontando i temi di Responsabilità Sociale d’Impresa e Sostenibilità d’Impresa.

Uno dei processi determinanti in questa direzione è il Procurement Sostenibile. Esso implica il rispetto e l’attuazione di leggi che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi ambientali e l’equo trattamento del lavoratore, non solo all’interno della propria azienda, ma lungo tutto la catena di approvvigionamento, coinvolgendo dunque anche aziende fornitrici, e di materie o macchinari e di servizi. L’intero meccanismo accresce il valore dell’azienda e del marchio non solo agli occhi dei consumatori, sempre più attenti al tema della sostenibilità, ma anche dal punto di vista normativo e legale perché molti sono i governi che si sono mossi in questa direzione.

Uno studio condotto da SAP Ariba, leader delle tecnologie per il Procurement Sostenibile, ha evidenziato come una delle fasce più ampie di consumatori (pari circa al 41,1 % dei lavoratori attivi oggi) costituita dai cosiddetti Millennial, nati tra gli anni ’80 e ’90, particolarmente sensibili a tematiche ambientali, sia disposta a spendere fino al 5% in più per l’acquisto di prodotti sostenibili. E un altro ampio campione di indagine si è dichiarato disposto a prediligere aziende che raggiungono, con le loro scelte e le loro politiche, i Sustainable Development Goals (SDGs), cioè gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda 2030 dei vari governi.

E tornando ai governi:

  • il Regno Unito, attraverso la Commissione sui cambiamenti climatici del governo ha fissato al 2050 il limite ultimo per raggiungere l’obiettivo zero emissioni, e sempre al 2050 è il termine posto dalla International Maritime Organization per la riduzione del 50% delle emissioni globali dei gas serra causate dai mezzi di trasporto merci. Grande allarme, inoltre, nei confronti della schiavitù moderna, con l’introduzione di normative che impongono politiche per eliminarla e rivolte ad aziende con fatturato superiore ai 36 milioni di sterline.
  • La Spagna, attraverso l’impegno del Consiglio dei Ministri, si è prefissata di raggiungere, entro il 2030, il consumo di energia rinnovabile nella misura del 42% del consumo totale.
  • Sempre entro il 2030, anche la Norvegia ha fissato al 40% la riduzione di emissioni rispetto ai livelli del 1990.

Alla luce di tutto ciò non è difficile definire il Procurement Sostenibile come un vero e proprio asset strategico i cui vantaggi immediatamente più evidenti sono:

  • aumento del valore del marchio con la diminuzione dei rischi impliciti nell’affidarsi a fornitori che non rispettano politiche di sostenibilità
  • aumento delle vendite di un prodotto proveniente da aziende che perseguono tale obiettivo perché la platea di consumatori attenti a queste pratiche è sempre più ampia
  • predisposizione ad affrontare sereni il futuro, minacciato sempre più dalla scarsità delle risorse

Come fare per seguire nel modo più efficace possibile questo percorso? Come poter ottenere la piena visibilità di tutta la supply chain per monitorare i propri fornitori nelle loro pratiche e politiche?

Da una ricerca eseguita da RS Components, una grande realtà del settore di soluzioni per l’approvvigionamento in ambito MRO (Maintenance, Repair and Operations), condotta in collaborazione con il Chartered Institute of Procurement & Supply e intervistando circa 1300 tra responsabili di procurement di aziende europee, si evince che le pratiche di attuazione di Procurement Sostenibile siano:

  • Riciclo dei rifiuti (69% degli intervistati)
  • Riduzione emissioni di carbonio (30% degli intervistati)
  • Utilizzo di energia rinnovabile (60% degli intervistati)
  • Raggruppamento degli ordini per trasporti in modo da ridurre sia i costi che l’impatto degli stessi sull’ambiente (50% degli intervistati).

In sede di scelta di fornitori, invece, importanti sono alcuni criteri di valutazione sia in ambito sociale che ambientale:

  • Documentazione e certificati per la corretta salvaguardia del lavoratore
  • Utilizzo di sostanze non pericolose per la salute in fase di fabbricazione
  • Requisiti di formazione del personale
  • Pratiche di commercio equo
  • Condizioni di lavoro, salari, rappresentanza e politica aziendale equa
  • Condizioni di parità di genere e inclusione
  • Investimenti nello sviluppo della comunità
  • Qualità e conformità ambientale
  • Certificati come ISO 14001
  • Sistema di gestione energetica certificata con ISO 50001 o equivalente
  • Elettricità da fonti energetiche rinnovabili
  • Test di tossicità
  • Valutazione dell’impatto sulle acque
  • Sostituzione di sostanze chimiche pericolose
  • Gestione dei rifiuti pericolosi

Perché il Procurement Sostenibile?

Riportiamo alcune delle testimonianze di manager intervistati da Ecovadis, realtà attiva nell’ambito della regolarizzazione e miglioramento delle pratiche aziendali in ambito ambientale e sociale:

Peter Hobday, Vice Capo Ufficio acquisti di ATOS:

“[…] In un certo senso siamo stati spinti dai nostri clienti, in particolare da stakeholders e azionisti. Ma anche il mercato è cresciuto ed è diventato più consapevole in termini di Responsabilità Sociale d’impresa. Anche alcune normative, ora parte delle attività aziendali, dirigono il programma”.

Cesare Guarini, Ex Responsabile delle Strategie e Iniziative di Approvvigionamento e Sostenibilità di CLARIANT

“Da molti anni ormai la sostenibilità è una priorità assoluta per Clariant, infatti non è solo uno dei nostri cinque pilastri strategici, ma dal nostro CEO in giù, c’è una forte aspettativa che noi, attraverso ad esempio il Dow Jones Sustainability Index, diventiamo leader globale nel settore chimico per quanto riguarda le performance di sostenibilità. Il mio obiettivo […] è concentrarmi su tre aree principali: sostenibilità, innovazione, mercati in crescita, attraverso lo sviluppo di programmi collaborativi con i nostri fornitori”.

Katrin Feyerabend, Responsabile globale dell’Approvvigionamento Sostenibile di HENKEL

“La sostenibilità è uno dei nostri cinque valori di base ed Henkel si impegna ad operare in modo sostenibile, non solo nelle proprie attività, ma attraverso l’intera catena del valore”.

Erik Richter, Responsabile Acquisti sostenibili del Gruppo PSA (Peugeot, Citroen, Opel)

“Prima di tutto la conformità è indispensabile, mi riferisco, naturalmente, a tutti i mercati in cui operiamo, a tutti i mercati in cui vendiamo le nostre auto e a tutti i mercati in cui acquistiamo prodotti. Dobbiamo raggiungere una conformità del 100%, niente di meno. È molto chiaro: non esistono alternative e questo rappresenta per noi il punto di partenza. Il secondo pilastro, e qui le cose si fanno più interessanti, sono le performance. Significa essere più forti del mercato e più veloci di quanto è richiesto. Ed è qui che emerge il nostro vantaggio comparativo”.

Una sintesi significativa, dunque, dei molteplici fattori, dai clienti, alle norme, al ritorno economico, alla creazione del valore che orientano verso nuova consapevolezza e nuove politiche: un cammino non semplice, ma che con adeguate analisi e valutazioni può condurre verso un futuro davvero sostenibile.

Scritto da Anna Minutillo

 Photo by S. Tsuchiya on Unsplash


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