Il cambiamento tecnologico è un fenomeno con il quale le aziende sono obbligate e rapportarsi da molto tempo, da quando ormai è chiaro che la tecnologia è una variabile fondamentale di un adeguato processo strategico.

Risulta fondamentale, pertanto, comprenderne meglio le caratteristiche e il funzionamento per poterlo consapevolmente affrontare.

Il cambiamento tecnologico

Che cosa si intende esattamente per “cambiamento tecnologico”?

Per averne un’idea precisa occorre sapere che esso ha natura ciclica, cioè si compone di fasi ben precise, così identificabili:

  • Discontinuità tecnologica: apparizione sul mercato di una nuova tecnologia che offusca e mette da parte la tecnologia esistente destabilizzando l’ordine costituito, rappresentandone una validissima alternativa;
  • Periodo di fermento: l’avvento di nuove tecnologie fa in modo che le aziende vi si confrontino attraverso una fase di test e indagine per comprendere in che modo esse possono essere utilizzate e quali siano le caratteristiche e configurazioni di prodotto che con esse si possono ottenere. La sperimentazione tra diverse soluzioni è la grande protagonista di questo momento, caratterizzato di fatto da grande incertezza e rischio;
  • Dominant Design: è la fase successiva al periodo di fermento, nella quale viene identificata la configurazione che funge da punto di incontro tra il mercato e i produttori, un vero e proprio compromesso tra le performance della tecnologia e la capacità di essere assorbita dal mercato;
  • Cambiamento incrementale: è questa la fase in cui le aziende si concentrano sull’adozione e il miglioramento continuo della tecnologia individuata come Dominant Design al fine di aumentare le prestazioni e la soddisfazione dei clienti, in quella che si può considerare propriamente come un’attività trascinata dal mercato, perché ciò che è per essa fondamentale sono il feedback e le esigenze dei clienti. Tale fase termina nel momento in cui si ripresenta una nuova tecnologia a determinare l’inizio di una ulteriore fase di discontinuità tecnologica.

La durata dell’intero ciclo dipende in larga parte dal settore in cui ogni singola azienda opera, ma per tutte l’imperativo è gestire il fenomeno del cambiamento tecnologico al fine di garantire la sopravvivenza e la continuità dell’attività in termini di profitto.

 

Il Modello delle curve a S

Inoltrandoci ancora di più nell’analisi del cambiamento tecnologico, risulta molto utile il Modello delle Curve a S, un semplice grafico che pone in relazione le prestazioni della tecnologia adottata da un’azienda con gli investimenti fatti su di essa. Attraverso questo modello l’andamento della performance risulta essere proprio una curva a S in cui, in una prima fase, a fronte di importanti investimenti, le performance non si rivelano rilevanti e la situazione resta sostanzialmente invariata, priva di segni di miglioramento. Le motivazioni sono da attribuire alla ancora scarsa conoscenza della tecnologia adottata e gli investimenti sono da destinare all’approfondimento delle competenze necessarie per utilizzarla al meglio.  La fase successiva a questo primo momento è caratterizzata, al contrario, da un rilevante miglioramento delle performance che impenna la curva verso l’alto, dovuto all’identificazione delle prestazioni che la tecnologia è in grado di garantire nell’ambito di un determinato prodotto: fondamentalmente è il focus che si è destinato alla conoscenza e alla pratica della tecnologia che comincia a dare i suoi frutti, anche a fronte di investimenti più contenuti. La crescita della curva del miglioramento, tuttavia, non dura all’infinito e si determina una nuova fase di declino determinata dal fatto che esiste un limite di prestazioni oltre il quale tale tecnologia, legata ad un particolare prodotto, non è in grado di produrre ulteriori miglioramenti. In questo caso, a fronte di investimenti anche importanti, i rendimenti della tecnologia risultano decrescenti.

L’avvento di discontinuità tecnologica, produrrà nel grafico una nuova curva ad S dovuta all’adozione della nuova tecnologia, la quale, se dovesse in qualche punto incrociarsi con la curva ad S della tecnologia precedente, soppianterà la prima. Da questo fenomeno è facile comprendere che il vantaggio competitivo appartiene a chi, per tempo, ha pensato di investire nel nuovo e di dotarsi degli strumenti necessari a garantire continuità e performance adeguate.

Non è semplice configurare la curva ad S di una tecnologia a priori, e, in generale, tracciare il grafico che la produce è un’operazione molto complessa, tuttavia esistono degli indicatori importanti che ogni manager può osservare a livello gestionale, per seguirne meglio l’andamento.  Essi sono legati alla fase in cui la tecnologia osservata comincia a dare segnali di stasi e declino, dopo il picco precedente.

I segnali in questione sono: riduzione della produttività, allungamento dei progetti, difficoltà a raggiungere gli obiettivi, demotivazione delle risorse umane e ripetitività di progetti e obiettivi.

Nel momento esatto in cui essi si manifestano chiaramente diventa necessario pensare di abbandonare la tecnologia in questione e avventurarsi nella conoscenza e adozione delle nuove tecnologie: prendere atto dunque del cambiamento tecnologico e abbracciarlo.

 

Scritto da Anna Minutillo

*Fonte: Innovation&Project Management, Politecnico Milano

Foto di Nick Fewings su Unsplash

 


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