Nel 2006 attraverso la rivista Wired, Jeff Howe cominciò a parlare di Crowdsourcing interpretandola come una ricerca aperta a più persone per svolgere un’ attività definita o cercare soluzioni ad un preciso problema.

In realtà ancora oggi non è presenta una definizione univocamente riconosciuta ed esauriente forse perché la materia stessa è in forte trasformazione.

Esistono comunque diversi sottosistemi di Crowdsourcing che hanno riscosso più o meno successo:

  • Crowdfunding intesa come la raccolta tramite il web di fondi destinati prevalentemente allo sviluppo di startup innovative. Lo stesso processo viene utilizzato anche per la raccolta di fondi a favore d’interventi umanitari;
  • Crowdcreative intesa come il coinvolgimento della rete per la definizione del design, della grafica di un prodotto;
  • Ecc

L’elemento comune del Crowdsourcing è sicuramente collegato ad un nuovo concetto di business per cui le idee, i singoli e le singole realtà non sono più sufficienti per affrontare sistemi economici in espansione dinamica. Nasce quindi il bisogno di ampliare i confini ed affidarsi ad una collettività di esperti che possiedano la spinta emotiva e le competenze per portare un contributo e molto spesso beneficiare direttamente o indirettamente della propria prestazione. Open Office si è sviluppato con il supporto degli utilizzatori della rete che possono beneficiare oggi gratuitamente di un prodotto stabile, molte startup innovative hanno potuto muovere i primi passi grazie ad investitori che a fronte del capitale apportato si sono trovati azionisti di realtà che ogni giorno moltiplicano il proprio valore. Netflix Prize rappresenta un premio indetto nel 2006 per chiunque fosse in grado di fornire suggerimenti atti a migliorare del 10%  l’analisi delle preferenze dei consumatori.

Il Crowdsourcing per quanto non abbia ancora delle linee guida universalmente chiare può risultare uno strumento molto interessante in aziende di piccole medie dimensioni per interpretare bene cosa vuole il cliente e proprio insieme a lui lavorare sul concetto d’innovazione di prodotto. Aziende di queste dimensioni infatti non hanno la forza d’imporre uno standard deciso sul mercato lavorando quindi in regime di “Innovazione Pura” ma hanno bisogno che sia il mercato stesso a fornire input chiari sull’evoluzione delle tendenze. Le così dette “Open Company” sono realtà che tramite portali dedicati, di proprietà o gestiti, utilizzano la rete e quindi la comunità virtuale di esperti per sviluppare interi prodotti o parti di essi garantendosi contemporaneamente una innovazione continua ma anche una graduale penetrazione nel mercato in quanto fanno parlare del proprio progetto per tutta la sua durata.

Questo ritorno in termini di risultati e d’immagine non sono però a costo zero: la gestione di un Crowdsourcing è sicuramente complessa e richiede un approccio strutturato, scientifico e continuativo. Non è possibile diventare Open Company temporaneamente per poi ritornare ad un modello tradizionale.

I 7 passi per diventare Open Company hanno una sequenza imprescindibile e diventano, con il tempo, parte integrante dell’azienda.

  1. Analysis of the market environment: dove ci si trova rispetto ai principali concorrenti e portatori d’interesse;
  2. Value added: la ricerca mirata di dove applicare il Crowdsourcing all’interno del proprio sistema;
  3. Search for the community: la ricerca della giusta comunità all’interno della rete individuando i confini del “sapere necessario”;
  4. Creation of the web platform: creazione fisica della piattaforma web;
  5. Rewarding System: scelta del sistema gratificante;
  6. Evaluation of Ideas: scelte delle idee e delle strutture migliori;
  7. Celebration: celebrazione del progetto insieme alla rete;

Il Crowdsourcing e le Open Company stanno quindi diventando una realtà concreta ad alto potenziale che se utilizzate correttamente aiutano il processo d’innovazione continua e di brand strengthening, attività indispensabili nell’arduo percorso del vantaggio competitivo.


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