È meglio un gruppo strutturato o un approccio artigiano da piccola impresa?
La ripartenza dell’economia ha sollevato un dubbio su quale potesse essere il modello industriale vincente. Chi devono avere come riferimento gli imprenditori di oggi?
Esempi di grandi gruppi sia a livello nazionale che a livello internazionale appartenenti all’economia tradizionale oppure appartenenti alla new economy vengono per la prima volta messi in discussione. Le grandi aziende infatti hanno sistemi di gestione e sistemi organizzativi ben definiti, hanno politiche interne che servono a gestire insieme un numero molto elevato di persone guidandole verso obiettivi chiari ed apparentemente solidi nel lungo periodo.
La forza e la solidità di questi modelli inizia a vacillare quando si entra nella dimensione della globalizzazione, del cambiamento, dell’innovazione “continua”/”immaginaria” e dell’instabilità legata alla successione continua di equilibri precari. Ed è così che Nokia, Motorola, SAAB scompaiono praticamente dal mercato lungo il canale del core business, ed è sempre così che la profittabilita’ scende per molti player storici del lusso fino ad arrivare all’esempio più eclatante di governi che impongono una tassazione folle ma non sanno come amministrare il proprio “ricavo”. Too big to change?
A partire dal dopo guerra, inserita in un contesto di massima incertezza, l’impresa artigiana ha aiutato le nazioni a riemergere dalle ceneri, crescere ed iniziare a distribuire ricchezza. Tra le innumerevoli “piccole aziende”, alcune sono cresciute lungo un percorso chiaro e definito mentre altre, rimanendo all’interno di una dimensione ridotta, hanno continuato ad alimentare il processo continuo di cambiamento nei bisogni umani. La velocità di risposta e la capacità d’innovare hanno permesso a queste realtà di focalizzarsi sul nuovo, sull’immaginario e sulla fase brevettuale. Troviamo oggi realtà con fatturati apparentemente irrisori ma con potenzialita’ enormi, visto il contenuto di valore che sono riuscite a creare nel tempo, diventando un incubatore perpetuo di idee.
Queste aziende hanno impostato il loro modello su pochissime regole semplici e sulla capacità di adattarsi al cambiamento, facendo del cambiamento stesso la miccia d’innesco alla capacità di sviluppo. Sono oggi in grado di volare sopra gli equilibri instabili dell’economia moderna legate al filo della fantasia, sottile ma contemporaneamente resistente, fino ad arrivare al confine della finanza che ne blocca improvvisamente il sogno. Sized to change?
Alla domanda su quale dei due modelli possa meglio adattarsi al futuro prossimo ed in che modo i limiti di entrambe possano essere superati, non abbiamo una risposta univoca ma riteniamo che il tanto denigrato approccio artigianale, oggi, diventi un elemento di studio e di approfondimento non solo per quanto riguarda la qualità del prodotto ma anche per quanto riguarda la profittabilita’ delle imprese.
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